Uh che meraviglia! E non si sa, le mogli? Fatte apposta per scoprire i difetti del marito. -Uno,nessuno e centomila -Luigi Pirandello

mercoledì 17 marzo 2010

Improvvisatori d'interpretazioni.

Ci crediamo sazi,ma non lo siamo mai abbastanza. Non imponiamo a nessuno la nostra presenza, ma il più delle volte mettiamo in discussione quella degli altri.
Siamo, eppure siamo poco, ancora per poco, continuiamo ad essere poco.
Vomitiamo sensazioni senza mai renderci veramente pronti a riempirci di nuovo.
E da qui,partono le parole senza senso. La voglia di parlare e riempire spazi troppo vuoti, la fatica di credere,crescere,e ritrovarsi peggiori.
Recitando una parte,troppo apparente,credonsi presenti in un futuro troppe volte scontatamente privo di basi reali.
E’ basta fare le persone vere, basta credere e crescere ancora sperando di essere migliore.
Ci si rende ridicoli ogni giorno che passa,ogni minuto che si attende quell’attimo perfetto che troppe volte non arriva.
Oggi voglio essere reale,in una finzione che ci appartiene troppo, oggi voglio essere giù di morale,perché il sorriso che porto troppe volte mi pesa.
Oggi la giornata è andata male,o forse troppo bene,ancora devo definirlo.
Non lo so, non so nemmeno cosa scrivo,non so nemmeno, se può essere uno sfogo.
L’unica cosa certa,che la ruota gira,e non si fermerà certo per ascoltare i dubbi di una strana adolescente.

Che infondo ancora ci spera a trovare un punto di vista migliore.

sabato 13 marzo 2010

Infondo succede spesso.

Non si può essere seri a diciassette anni.
Una sera al diavolo birra e limonate
E i chiassosi caffè dalle luci splendenti!
Te ne vai sotto i verdi tigli del viale.
Come profumano i tigli nelle serate di giugno!
L'aria talvolta è così dolce che chiudi gli occhi;
Il vento è pieno di suoni – la città non lontana –
E profuma di vigna e di birra...

Ed ecco che si scorge un piccolo brandello
D'azzurro scuro, incorniciato da un piccolo ramo,
Punteggiato da una cattiva stella, che si fonde
Con dolci brividi, piccola e tutta bianca...
Notte di giugno! Diciassette anni! Ti lasci inebriare.
La linfa è uno champagne che ti sale alla testa...
Si vaneggia; e ti senti alle labbra un bacio
Che palpita come una bestiolina...

Il cuore, folle Robinson nei romanzi,
Quando, nel chiarore di un pallido fanale,
Passa una signorina dall'aria incantevole,
All'ombra del terrificante colletto paterno...
E siccome ti trova immensamente ingenuo
Trotterellando nei suoi stivaletti,
Si volta, lesta, con movimento vivace...
E sulle tue labbra muoiono le cavatine

E sei innamorato. Preso fino al mese d'agosto.
Sei innamorato. I tuoi sonetti la fan ridere.
Gli amici se ne vanno. Sei di pessimo gusto.
Poi l'adorata una sera si è degnata di scrivere...!
Quella sera... torni ai caffè splendenti,
Ordini birra o limonata...
Non si può essere seri a diciassette anni
Quando i tigli sono verdi lungo il viale.



-Il Romanzo
- Arthur Rimbaud

domenica 7 marzo 2010

Ma cosa posso saperne io.

Troppe volte mi trovo a pensare cosa sarebbe la mia vita se il mondo girasse al contrario. Se le emozioni si sciogliessero al sole come neve,e il dolere beh, il dolore fosse sole una brutta parola isolata qua e là, nella mente di un viaggiatore.

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Camminare,correre,trasportare ancora qualcosa,credere che nel nulla ci possa essere tutto, e nel tutto,troppi frammenti di niente. Comincia a disegnare lei,costruisce muri di carta,per isolare quel brutto mondo, che infondo le appartiene un po’ troppo.
Dà colore ai fiori grigi,rimette su, le teste staccate dal tempo,dà ai pazzi il proprio riscatto nell’essere assurdamente geniali. Su, che si disegna!
Notte e giorno, è lei l’artefice di questo mondo sempre più,isolato,staccato,intricato.
Palazzi a testa in giù,alberi sopra le macchine,che trasportano rumori,gente che ride e racconta di fiabe,pistole che svolazzano di qua e di là,sgorgando acqua colorata, e bambini, bambini che giocano, che imparano a correre, solo con la forza del pensiero, che parlano, senza parlare, che scorrono come fiumi, che amano e si fanno amare.
Il suo mondo prende forma sempre di più,ci si butta dentro, affogando in balia di onde fatte di niente. Fuori soltanto il grigio,che a poco a poco, inquina anche lì dentro.
“Buona notte mondo mio a domani.”
Ma quel domani non sarà,e mentre minuti accompagnati da anni passeranno,quel castello di carta verrà dimenticato rintanato nella polvere, ormai accumulatisi nel tempo.
La carta aspetta,eppure lei è troppo occupata a crescere,a convivere con quel mondo che tanto odiava, inghiottita e cambiata, al tal punto di dimenticare di aver dato vita a qualcosa, di aver disegnato, di aver inciso,colorato, immaginato.
Anima trasformata in fantasia.
Si sgretola.



Di ritorno quindi,quel tutto riempito di nulla.